Muratori: nuove forme di continuità
Non c’è che dire, qui nulla è lasciato al caso. Tenuta Muratori, conosciuta anche come Villa Crespia, in questi ultimi anni ha subito un rebranding, che ha visto appunto mutare il nome storico a favore di Muratori, ovvero quello di famiglia, ha visto il cambio di enologo e ha affrontato altre importanti scelte coraggiose, che hanno confermato, la volontà di trasmettere l’idea di un’azienda che punta sulla continua ricerca e valorizzazione del proprio territorio.
Conosciamola quindi meglio, perché è la sua storia che l’ha portata ad essere l’eccellenza che è oggi e scopriamo insieme i due vini che saranno la vera sorpresa, nella produzione tradizionale di questa cantina.
Tenuta Muratori – Villa Crespia: la storia
Tutto ha inizio quando i quattro fratelli Muratori – Bruno, Diego, Giuliano e Giorgio – industriali del tessile, hanno deciso nel 1999 di lanciarsi anche nella produzione di Franciacorta, chiamando a supportarli uno dei massimi esperti in materia: Francesco Iacono.
Iacono, enologo, già per anni in forze come coordinatore della ricerca vitivinicola all’Istituto agrario di San Michele dell’Adige, ha messo a punto un progetto battezzato ‘Arcipelago Muratori’ che prevede la produzione di una sola tipologia di vino per ogni zona vocata.
Così, in quella che all’ora era Villa Crespia, si produceva solo Franciacorta, sei Franciacorta prodotti con uve provenienti da sei territori profondamente diversi, chiamati unità di paesaggio. Villa Crespia è stata la prima tenuta franciacortina a compiere questo passo.
Villa Crespia, è quindi il nome che è stato dato inizialmente alla cantina, inquanto Crespie sono stati i primi strumenti di spumantizzazione, sin dall’epoca medievale. La Franciacorta si rifà molto e in tante caratterizzazioni ai ritrovamenti di manuali in particolare a quello del Girolamo Conforti e nella terminologia ritrovata c’era anche questo concetto.
Ma è il 2020 a segnare una vera e propria svolta nella storia dell’azienda e tutto avviene principalmente col cambio dell’enologo. L’arrivo di Riccardo Cotarella, una delle più autorevoli voci dell’enologia mondiale, insieme al suo team, sin dalla prima vendemmia creano un solco con la precedente produzione che si fa sentire.
E non solo nella produzione. Su suo consiglio, infatti, viene fatto un rebranding, passando al nome Muratori, per sottolineare il concetto di famiglia, e mettendo proprio in etichetta il cognome della famiglia, la stessa che lavora da mattina a sera in cantina.
Non a caso, parte del rebranding comprende l’ingresso in azienda della terza generazione, cugini e fratelli che vanno a coprire vari ruoli nell’impresa.
Muratori vinifica unicamente le proprie uve, disponendo di 54 ettari di vigna di circa 25 anni d’età. I vigneti di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco sono dislocati in ciascuna delle Sei Unità Vocazionali della Franciacorta con l’obiettivo di raccontare nel calice la varietà pedoclimatica della Franciacorta. Rispetto e valorizzazione del territorio sono concetti fondanti per la filosofia della famiglia.
La cantina è un esempio di architettura ipogea al servizio della sostenibilità: si sviluppa in profondità per quasi 15 metri sottoterra, coprendo una superficie di circa 15.000 mq, che consente di sfruttare la gravità per la movimentazione dei mosti durante la vendemmia e garantisce un microclima costante nei vari periodi dell’anno.
L’impianto agrivoltaico, sospeso sopra uno dei vigneti adiacenti la cantina (uno dei primi realizzati in Italia nel 2011), assicurerà presto l’autosufficienza energetica grazie al programma di ampliamento, che prevede un raddoppio della potenzialità elettrica.
Tornando alla produzione dei vini, fino al 2002, prevedeva solo ed esclusivamente Franciacorta, senza mai pensare a vini fermi. Tutto questo, appunto, prima dell’arrivo di Riccardo Cotarella, che ha dato vita a questo progetto chiamato ‘Nuove forme di continuità’
I Vini
“Da qualche anno seguiamo in maniera ancora più meticolosa la messa a punto della cuvée del nostro Brut. Si tratta della referenza più distribuita e che maggiormente ci racconta, è dunque fondamentale trasmettere nel calice il patrimonio di racconto del paesaggio che abbiamo la fortuna di possedere grazie alle nostre vigne”
Così il Presidente Bruno Muratori descrive il vino icona dell’azienda, il loro Franciacorta più diretto: il Brut.
I Dosaggio Zero sono il racconto più radicato dell’azienda. NumeroZero Franciacorta Dosaggio Zero Blanc de Blancs è prodotto dal 2002, anno dopo anno ed in maniera continuativa, è il vino più rappresentativo di Muratori. Dosaggio Zero significa che in fase di sboccatura il rabbocco viene fatto con lo stesso vino, quindi, oltre all’assenza di zuccheri, non viene aggiunto alcun tipo di sciroppo di dosaggio. Cisiolo Franciacorta Dosaggio Zero Blanc de Noirs è anch’esso prodotto dal 2002, per Muratori è sinonimo di una sfida: domare la fama di personaggio difficile attribuita a Pinot nero costringendolo ad offrirsi ai palati più esigenti senza alcun dosaggio.
Il 2024 è l’anno di uscita del Primo Millesimato firmato Muratori, cioè seguito dal Team Cotarella e Chiasso – Millé Muratori Franciacorta Brut Millesimato 2020.
La Linea Muratori si completa con il Franciacorta Rosé Extra Brut e il Franciacorta Satèn.
La Riserva del Gelso Franciacorta Riserva Dosaggio Zero Blanc de Noirs viene prodotta solo nelle annate più favorevoli. La selezione delle migliori uve di Pinot nero consente la messa a punto della cuvée più prestigiosa della Famiglia Muratori.
La Riserva Millè Franciacorta Riserva Brut è il degorgement tardivo dei Millesimi più qualitativi di Millè.
Simbiotico Franciacorta Brut Biologico Senza Solforosa Aggiunta è l’incontro del percorso biologico con la decennale esperienza di vinificazione senza l’utilizzo di solforosa. Simbiotico ammalia per le sue note evolutive spinte, quella maturazione tenace che l’assenza di solforosa gli consente di raggiungere anche solo dopo pochi mesi dalla sboccatura.
Nuove forme di continuità
È stato un percorso importante che ci porta, oggi, alla realizzazione di un obiettivo che guarda al futuro. Non potevamo immaginare di poter intraprendere questa strada senza seguire la rotta segnata da Riccardo Cotarella. La nostra idea di continuità, prima di questo progetto, è da sempre stata una: coltivare le uve in Franciacorta per produrre vini spumanti metodo classico, regolamentati da disciplinare del Franciacorta, per promuovere la massima espressione del nostro territorio partendo da una denominazione che è sinonimo di eccellenza nel mondo e nel mondo del vino. La collezione deve rappresentare un completamento di gamma, che arricchisce il nostro brand, ma non sposta assolutamente il focus della filosofia produttiva che rimane quello di produrre Spumanti Franciacorta. – Bruno Muratori
Questo nuovo progetto, proposto appunto da Riccardo Cotarella alla famiglia Muratori, non sarebbe stato condiviso da molti, in quanto prevedeva una modifica sostanziale nella filosofia aziendale, ovvero fare il classico Franciacorta, andando a proporre un’anomalia in questo territorio: i vini fermi.
Qui invece, ha trovato terreno fertile, dimostrando ancora una volta che questa è un’azienda che non pensa solo al business, anzi, punta sulla continua ricerca, sperimentazione e valorizzazione del proprio territorio.
Cotarella, infatti, osservando, cercando di capire e sperimentando quello che la terra e le uve suggeriscono, ha constatato un potenziale su alcuni vigneti Muratori, che meritava di essere approfondito.
Con questo progetto conferma così la grande vocazionalità della Franciacorta, dimostrando che di fianco allo Spumante possono nascere prodotti complementari, che arricchiscono l’importanza di questo territorio.
Nascono quindi due nuovi vini fermi in purezza: Muratori Mantorosso Pinot Nero e Muratori Setticlavio Chardonnay. Parliamo di due vini che non vogliono inseguire i cugini francesi della Borgogna, ma che come loro puntano all’eleganza.
Mantorosso
Mantorosso prende il nome dalla particolare natura del suolo rosso argilloso su cui cresce il Pinot Nero, un’unica vigna divisa su due livelli e circondata da un fitto bosco che crea un microclima con importanti escursioni termiche, ideale per la lenta maturazione delle uve.
Un processo fondamentale per far emergere tutta la complessità e l’eleganza di questo vitigno, che qui riesce ad esprimersi al meglio.
Le uve, raccolte a mano in piccole cassette, sono state subito portate in cantina e ulteriormente selezionate. Dopo la pigiatura, è avvenuto il trasferimento in un serbatoio di acciaio per la fermentazione con macerazione per 12 giorni a cui è seguita la fermentazione in barriques di rovere francese, dove è rimasto per il periodo di invecchiamento (12 mesi).
Risultato, un vino dal bel colore granato luminoso, elegante e decisamente fruttato al naso con sensazione di frutto dolce e maturo con note speziate, pur essendo molto giovane.
Quando poi lo mettiamo in bocca le cose cambiano perché porta con sé tutto un insieme di piccoli elementi che ci cambiano queste sensazioni olfattive sporcandole leggermente a favore di note ‘cioccolatose’ con un leggero sentore di menta. Una sensazione inusuale da trovare in un Pinot nero.
Setticlavio
Setticlavio, il nome non è posto a caso, vuole infatti richiamare l’insieme delle sette chiavi che identificano le posizioni di tutte le note musicali, simbolo di armonia e complessità, proprio come questo vino. Non a caso viene presentato come un omaggio alla capacità di trasformare le potenzialità della terra in una melodia enologica, in cui ogni nota rappresenta la bellezza e la profondità del territorio.
Realizzato con Chardonnay 100%, vitigno per eccellenza, rappresentazione di versatilità e nobiltà, e che diventa interprete e testimone del suolo morenico della Franciacorta.
Le uve sono state raccolte a mano in cassette di piccola dimensione e subito trasferite nella cella frigorifera della cantina, per arrivare a una temperatura ideale prima della pigiatura. Il solo mosto fiore ha iniziato la fermentazione in acciaio alla temperatura di 14 C°, per poi essere trasferito in barriques di rovere francese dove è stato affinato per 9 mesi.
Il vino alla vista appare con un bel colore giallo oro con riflessi verdognoli che danno un’immediata sensazione di ricchezza e maturità. Al naso si sentono subito note dirette, ricche. mature, molto avvolgenti che danno una sensazione di complessità e profondità a cui seguono profumi agrumati che si legano a quelle dolci e vanigliate del legno.
Al gusto si avverte nettissima questa contrapposizione tra la dolcezza speziata e quella del frutto ben maturo a cui sopraggiunge una fragranza appena agrumata che tende a rinfrescare la sensazione gustativa.
Un grande Chardonnay già buono per essere gustato ora, ma che, secondo Cotarella, potrebbe addirittura migliorare, con un invecchiamento di 5 o 6 anni.