Settimana della Cucina Italiana
“Mai come all’Expo abbiamo capito come il cibo sia un grande fatto politico. E ora abbiamo un’occasione unica per raccontare di cosa è fatta l’Italia. Quando raccontiamo un piatto, raccontiamo un territorio, un’azienda, una famiglia una persona”.
Parte con queste premesse espresse dal Ministro Martina, la Prima Settimana della Cucina italiana nel mondo, un’iniziativa che prevede 1300 eventi in 105 paesi, coordinati dalle 295 sedi diplomatiche, consolari e degli istituti italiani di cultura della rete all’estero della Farnesina, con alcune iniziative dedicate ai territori colpiti dal terremoto.
Dietro l’Italian Taste c’è un mondo straordinario, 37 miliardi di euro di export che si pensa di far arrivare a 50 miliardi entro il 2020. Non solo una manifestazione di conoscenza del cibo Italiano nel mondo quindi, ma una vera e propria operazione diplomatica e politico-culturale.
Con il Piano per l’internazionalizzazione del Made in Italy, il Governo sta con lavorando per favorire la crescita e conquistare nuovi spazi sui mercati internazionali, contrastando l’italian sounding.
La “Settimana della cucina italiana nel mondo”, si inaugura oggi è si protrarrà fino al 27 Novembre, con le Ambasciate, i Consolati, gli Istituti italiani di Cultura e con la collaborazione di chef italiani di fama internazionale E rappresenterà un’occasione per far conoscere e promuovere i grandi prodotti dell’agroalimentare italiano.
Eccezionalmente però negli Stati Uniti, si è svolta in anticipo rispetto al resto del mondo per rispetto della ricorrenza del Thanksgiving, la settimana successiva. Fitto e vario il calendario delle iniziative che hanno riscosso una straordinaria partecipazione di pubblico e grande rilievo mediatico.
L’evento americano è stato inaugurato con una cena a Villa Firenze, residenza dell’ambasciatore Armando Verricchio a Washington, un ”luogo magico” che ha ispirato lo chef n.1 al mondo, scelto per la cena, Massimo Bottura, che ha creato un menù legato alla sua terra d’origine, l’Emilia Romagna, e alla sua cultura, che spazia ampiamente nel mondo.
Si inizia con un antipasto da ‘working class’ a base di anguilla su un fondo di lenticchie, un risotto cacio e pepe con riso vialone nano, insaporito da aceto balsamico invecchiato 50 anni, la famosa ‘parte croccante della lasagna’, per condividere l’emozione di un bambino che ruba la parte migliore della teglia fumante, e un filetto di manzo in crosta di erbe aromatiche con contorni trasformati in colori masticabili del suo artista preferito, Damien Hirst.
L’intera rassegna ha seguito il filo conduttore della promozione integrata del Sistema Italia collegando tra loro tutti gli ingredienti dell italianità che rappresentano i pilastri dell’immagine dell’Italia nel mondo: arte, musica, cinema, lingua, moda e design, scienza e tecnologia, impresa.
In queste giornate americane, altro protagonista è stato il padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi, in versione 2.0. Casa Artusi, Romagna-Terra del Buon Vivere e la Regione Emilia Romagna, in collaborazione con la New York University, hanno infatti presentato ‘Art-Artusi’, un progetto pilota innovativo per promuovere la cultura tricolore facendo ricorso alle piattaforme digitali.
Durante l’evento è stato lanciato il primo hackathon internazionale sul cibo dedicato alla Cucina delle Feste nel nome dell’autore nato a Forlimpopoli, un acceleratore di idee aperto a esperti dei diversi ambiti dell’informatica e della comunicazione, per riscoprire l’eredità di Artusi e promuoverla in chiave contemporanea sfruttando il linguaggio della rete.
Una vetrina come quella di New York non poteva non essere sfruttata da Parma, dopo che la scorsa estate il New York Times gli ha dedicato un articolo nella sua sezione viaggi. ’36 ore a Parma’, il titolo del servizio in cui la città emilana viene associata in particolare al buon cibo, ma anche all’arte, alla musica e alla cultura per mettere in mostra la sua creatività gastronomica.
La città di recente dichiarata patrimonio dell’Unesco proprio per la sua creatività gastronomica ha dato vita a ‘A Taste of Parma’, la due giorni che ha messo in tavola i suoi prodotti alimentari più famosi, grazie a degustazioni che si sono svolte nei tre ristoranti Barilla della Grande Mela, con gran conclusione nel ristorante di Herold Square, sulla 34ma strada, con lo chef a una stella Michelin Massimo Spigaroli.