Mancano ormai pochi giorni a Pasqua e sulle tavole degli italiani, non potrà mancare il dolce tipico di queste festività: la Colomba.
La leggenda narra che l’origine di questo dolce, sia legato ad un leggendario episodio accaduto ai tempi dei Longobardi, quando al re Alboino, che stava assediando la città di Pavia, venne offerto un pane arricchito con uova a forma di Colomba.
L’attuale dolce pasquale però, è stato un’invenzione industriale della fine degli anni Trenta del secolo scorso, quando Angelo Motta, industriale del Panettone, decise di confezionare un dolce di produzione simile al Panettone, così da poter ampliare il periodo di produzione della sua fabbrica. Lanciò poi questo nuovo prodotto con una autentica campagna con manifesti pubblicitari.
Oggi per mangiare la ‘vera colomba’ bisogna scomodare addirittura una legge. Il Decreto del 22 luglio 2005, adottato congiuntamente dall’allora Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dedica infatti una specifica normativa a tutela di alcune tra le più note specialità della tradizione dolciaria italiana.
A partire dal 27 gennaio 2006, la Colomba, ma anche il Panettone e Pandoro, insieme a Savoiardo ed all’Amaretto, hanno una precisa carta di identità con tanto di definizioni, composizione, regole di etichettatura e processi tecnologici stabiliti da una legge dello Stato.
Secondo questa normativa, soltanto i prodotti che rispettano il disciplinare produttivo sancito dal Decreto stesso, possono utilizzare la denominazione riservata Colomba.
Ma quindi, come deve essere una perfetta Colomba? La glassa deve essere perfetta, uniforme e senza bruciature, liscia, con le mandorle intere e la granella di zucchero distribuite in modo regolare.
La consistenza della pasta al palato deve essere soffice, non gommosa ed all’assaggio deve emergere il sapore del burro, ma intensi protagonisti sono i canditi, la glassa e le mandorle.
Il profumo, delicato e mai pungente, che ricorda appena le uova e il burro.
Un capitolo importante va alla lievitazione. L’impasto della Colomba riempie bene il pirottino di carta, con il massimo sviluppo al centro. La fetta mostra un’alveolatura regolare, con cavità piccole.
La Colomba ha una tecnica produttiva antica, particolare ed elaborata, l’unica che permetta di ottenere dolci di così grandi dimensioni e lunga conservabilità.
Ma quello che pochi sanno, è ciò che la distingue da molti altri prodotti da forno, ovvero il tipo di lievitazione: nel caso della Colomba, infatti, è naturale, realizzata, cioè, con il lievito madre. La lievitazione naturale è la forma più antica utilizzata per far gonfiare gli impasti di farina.
Oggi la sua produzione ha origine da lieviti madre selezionati, spesso all’interno della stessa azienda dolciaria, così come un tempo, quando si faceva il pane in casa, si conservava una parte dell’impasto lievitato perché facesse a sua volta da innesco per le preparazioni successive.
Nella preparazione dei dolci lievitati da ricorrenza si utilizza la lievitazione naturale perché porta ad alcuni esclusivi vantaggi: la fermentazione non solo con lieviti, ma con batteri lattici, rende più acida la massa fermentata e porta alla creazione di un prodotto più resistente a eventuali successivi attacchi da parte di muffe, e quindi più conservabile.
La lievitazione lunga provoca inoltre una parziale frammentazione delle molecole dell’amido, e rende il dolce più digeribile. L’effetto più gradito però, è dato dalla creazione di nuove sostanze aromatiche, che arricchiscono e rendono unici gusto e profumo di questi prodotti da forno!
Pasqua è ormai alle porte e sulle tavole degli italiani tornerà immancabile
la Colomba, dolce classico di questa festività. Ma siete sicuri di riuscire a
riconoscere la vera Colomba pasquale, senza correre il rischio di acquistare
scarse imitazioni?
LA DENOMINAZIONE RISERVATA
Dovete sapere che con il Decreto del 22 luglio 2005, adottato congiuntamente
dall’allora Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali, è stata finalmente dedicata una specifica normativa a
tutela di alcune tra le più note specialità della tradizione dolciaria
italiana.
A partire dal 27 gennaio 2006, la “Colomba”, ma anche il “Panettone” e
“Pandoro”, insieme a “Savoiardo” ed “Amaretto”, hanno una precisa carta di
identità con tanto di definizioni, composizione, regole di etichettatura e
processi tecnologici stabiliti da una legge dello Stato.
In base a questa specifica normativa, soltanto i prodotti che rispettano il
disciplinare produttivo sancito dal Decreto stesso, possono utilizzare la
denominazione riservata “Colomba”.
Era, infatti, quasi paradossale che prodotti così emblematici e radicati
nella tradizione alimentare nazionale non avessero alcuna normativa di
riferimento con il rischio che produttori spregiudicati, ispirati da logiche
commerciali, ne potessero modificare la ricetta originale stravolgendone la
natura e svilendone l’immagine a danno dell’intera categoria.
IL LIEVITO MADRE: UN SEGNO DISTINTIVO
Al di là dell’essere il dolce classico della Pasqua, la Colomba ha una
tecnica produttiva antica, particolare ed elaborata, l’unica che permetta di
ottenere dolci di così grandi dimensioni e lunga conservabilità.
Ciò che la distingue da molti altri prodotti da forno è il tipo di
lievitazione: nel caso della Colomba, infatti, è naturale, realizzata, cioè, con
il lievito madre. La lievitazione naturale è la forma più antica utilizzata per
far gonfiare gli impasti di farina. Oggi la sua produzione ha origine da lieviti
madre selezionati, spesso all’interno della stessa azienda dolciaria, così come
un tempo, quando si faceva il pane in casa, si conservava una parte dell’impasto
lievitato perché facesse a sua volta da innesco per le preparazioni
successive.
Ma a che cosa giova questa lentezza, e perché non si usano sempre metodi
produttivi più veloci? Nella preparazione dei dolci lievitati da ricorrenza si
utilizza la lievitazione naturale perché porta ad alcuni esclusivi vantaggi: la
fermentazione non solo con lieviti ma con batteri lattici rende inoltre più
acida la massa fermentata e porta alla creazione di un prodotto più resistente a
eventuali successivi attacchi da parte di muffe, e quindi più conservabile. La
lievitazione lunga provoca inoltre una parziale frammentazione delle molecole
dell’amido, e rende il dolce più digeribile.
Ma l’effetto più gradito è dato dalla creazione di nuove sostanze aromatiche,
che arricchiscono e rendono unici gusto e profumo di questi prodotti da
forno!
COME NASCE LA COLOMBA?
Nella tradizione italiana esistono dolci primaverili a forma di Colomba. Se
ne fa risalire l’origine a un leggendario episodio accaduto ai tempi dei
Longobardi, quando al re Alboino, che stava assediando la città di Pavia, venne
offerto un pane arricchito con uova a forma di Colomba. Ma il dolce di Pasqua
come lo conosciamo oggi è stato un’invenzione industriale della fine degli anni
Trenta del secolo scorso, quando Angelo Motta, industriale del Panettone, decise
di confezionare un dolce di produzione simile al Panettone, così da poter
ampliare il periodo di produzione della sua fabbrica. Lanciò poi questo nuovo
prodotto con una autentica campagna con manifesti pubblicitari.
IMPARIAMO A GUSTARLA CON TUTTI I SENSI!
Concludiamo il nostro viaggio, dandovi qualche suggerimento per gustare la
colomba… con tutti i sensi! Buona degustazione!
Una glassa perfetta
La glassa della Colomba si mostra uniforme e senza bruciature, liscia, con le
mandorle intere e la granella di zucchero distribuite in modo regolare.
La lievitazione ampia
L’impasto della Colomba riempie bene il pirottino di carta, con il massimo
sviluppo al centro. La fetta mostra un’alveolatura regolare, con cavità
piccole.
Un profumo delicato
Il profumo, delicato e mai pungente, ricorda appena le uova e il burro.
La consistenza e il sapore
Al palato la pasta è soffice, non gommosa. E all’assaggio emerge il sapore
del burro, ma intensi protagonisti sono i canditi, la glassa e le
mandorle.
Pasqua è ormai alle porte e sulle tavole degli italiani tornerà immancabile
la Colomba, dolce classico di questa festività. Ma siete sicuri di riuscire a
riconoscere la vera Colomba pasquale, senza correre il rischio di acquistare
scarse imitazioni?
LA DENOMINAZIONE RISERVATA
Dovete sapere che con il Decreto del 22 luglio 2005, adottato congiuntamente
dall’allora Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali, è stata finalmente dedicata una specifica normativa a
tutela di alcune tra le più note specialità della tradizione dolciaria
italiana.
A partire dal 27 gennaio 2006, la “Colomba”, ma anche il “Panettone” e
“Pandoro”, insieme a “Savoiardo” ed “Amaretto”, hanno una precisa carta di
identità con tanto di definizioni, composizione, regole di etichettatura e
processi tecnologici stabiliti da una legge dello Stato.
In base a questa specifica normativa, soltanto i prodotti che rispettano il
disciplinare produttivo sancito dal Decreto stesso, possono utilizzare la
denominazione riservata “Colomba”.
Era, infatti, quasi paradossale che prodotti così emblematici e radicati
nella tradizione alimentare nazionale non avessero alcuna normativa di
riferimento con il rischio che produttori spregiudicati, ispirati da logiche
commerciali, ne potessero modificare la ricetta originale stravolgendone la
natura e svilendone l’immagine a danno dell’intera categoria.
IL LIEVITO MADRE: UN SEGNO DISTINTIVO
Al di là dell’essere il dolce classico della Pasqua, la Colomba ha una
tecnica produttiva antica, particolare ed elaborata, l’unica che permetta di
ottenere dolci di così grandi dimensioni e lunga conservabilità.
Ciò che la distingue da molti altri prodotti da forno è il tipo di
lievitazione: nel caso della Colomba, infatti, è naturale, realizzata, cioè, con
il lievito madre. La lievitazione naturale è la forma più antica utilizzata per
far gonfiare gli impasti di farina. Oggi la sua produzione ha origine da lieviti
madre selezionati, spesso all’interno della stessa azienda dolciaria, così come
un tempo, quando si faceva il pane in casa, si conservava una parte dell’impasto
lievitato perché facesse a sua volta da innesco per le preparazioni
successive.
Ma a che cosa giova questa lentezza, e perché non si usano sempre metodi
produttivi più veloci? Nella preparazione dei dolci lievitati da ricorrenza si
utilizza la lievitazione naturale perché porta ad alcuni esclusivi vantaggi: la
fermentazione non solo con lieviti ma con batteri lattici rende inoltre più
acida la massa fermentata e porta alla creazione di un prodotto più resistente a
eventuali successivi attacchi da parte di muffe, e quindi più conservabile. La
lievitazione lunga provoca inoltre una parziale frammentazione delle molecole
dell’amido, e rende il dolce più digeribile.
Ma l’effetto più gradito è dato dalla creazione di nuove sostanze aromatiche,
che arricchiscono e rendono unici gusto e profumo di questi prodotti da
forno!
COME NASCE LA COLOMBA?
Nella tradizione italiana esistono dolci primaverili a forma di Colomba. Se
ne fa risalire l’origine a un leggendario episodio accaduto ai tempi dei
Longobardi, quando al re Alboino, che stava assediando la città di Pavia, venne
offerto un pane arricchito con uova a forma di Colomba. Ma il dolce di Pasqua
come lo conosciamo oggi è stato un’invenzione industriale della fine degli anni
Trenta del secolo scorso, quando Angelo Motta, industriale del Panettone, decise
di confezionare un dolce di produzione simile al Panettone, così da poter
ampliare il periodo di produzione della sua fabbrica. Lanciò poi questo nuovo
prodotto con una autentica campagna con manifesti pubblicitari.
IMPARIAMO A GUSTARLA CON TUTTI I SENSI!
Concludiamo il nostro viaggio, dandovi qualche suggerimento per gustare la
colomba… con tutti i sensi! Buona degustazione!
Una glassa perfetta
La glassa della Colomba si mostra uniforme e senza bruciature, liscia, con le
mandorle intere e la granella di zucchero distribuite in modo regolare.
La lievitazione ampia
L’impasto della Colomba riempie bene il pirottino di carta, con il massimo
sviluppo al centro. La fetta mostra un’alveolatura regolare, con cavità
piccole.
Un profumo delicato
Il profumo, delicato e mai pungente, ricorda appena le uova e il burro.
La consistenza e il sapore
Al palato la pasta è soffice, non gommosa. E all’assaggio emerge il sapore
del burro, ma intensi protagonisti sono i canditi, la glassa e le
mandorle.
Pasqua è ormai alle porte e sulle tavole degli italiani tornerà immancabile
la Colomba, dolce classico di questa festività. Ma siete sicuri di riuscire a
riconoscere la vera Colomba pasquale, senza correre il rischio di acquistare
scarse imitazioni?
LA DENOMINAZIONE RISERVATA
Dovete sapere che con il Decreto del 22 luglio 2005, adottato congiuntamente
dall’allora Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali, è stata finalmente dedicata una specifica normativa a
tutela di alcune tra le più note specialità della tradizione dolciaria
italiana.
A partire dal 27 gennaio 2006, la “Colomba”, ma anche il “Panettone” e
“Pandoro”, insieme a “Savoiardo” ed “Amaretto”, hanno una precisa carta di
identità con tanto di definizioni, composizione, regole di etichettatura e
processi tecnologici stabiliti da una legge dello Stato.
In base a questa specifica normativa, soltanto i prodotti che rispettano il
disciplinare produttivo sancito dal Decreto stesso, possono utilizzare la
denominazione riservata “Colomba”.
Era, infatti, quasi paradossale che prodotti così emblematici e radicati
nella tradizione alimentare nazionale non avessero alcuna normativa di
riferimento con il rischio che produttori spregiudicati, ispirati da logiche
commerciali, ne potessero modificare la ricetta originale stravolgendone la
natura e svilendone l’immagine a danno dell’intera categoria.
IL LIEVITO MADRE: UN SEGNO DISTINTIVO
Al di là dell’essere il dolce classico della Pasqua, la Colomba ha una
tecnica produttiva antica, particolare ed elaborata, l’unica che permetta di
ottenere dolci di così grandi dimensioni e lunga conservabilità.
Ciò che la distingue da molti altri prodotti da forno è il tipo di
lievitazione: nel caso della Colomba, infatti, è naturale, realizzata, cioè, con
il lievito madre. La lievitazione naturale è la forma più antica utilizzata per
far gonfiare gli impasti di farina. Oggi la sua produzione ha origine da lieviti
madre selezionati, spesso all’interno della stessa azienda dolciaria, così come
un tempo, quando si faceva il pane in casa, si conservava una parte dell’impasto
lievitato perché facesse a sua volta da innesco per le preparazioni
successive.
Ma a che cosa giova questa lentezza, e perché non si usano sempre metodi
produttivi più veloci? Nella preparazione dei dolci lievitati da ricorrenza si
utilizza la lievitazione naturale perché porta ad alcuni esclusivi vantaggi: la
fermentazione non solo con lieviti ma con batteri lattici rende inoltre più
acida la massa fermentata e porta alla creazione di un prodotto più resistente a
eventuali successivi attacchi da parte di muffe, e quindi più conservabile. La
lievitazione lunga provoca inoltre una parziale frammentazione delle molecole
dell’amido, e rende il dolce più digeribile.
Ma l’effetto più gradito è dato dalla creazione di nuove sostanze aromatiche,
che arricchiscono e rendono unici gusto e profumo di questi prodotti da
forno!
COME NASCE LA COLOMBA?
Nella tradizione italiana esistono dolci primaverili a forma di Colomba. Se
ne fa risalire l’origine a un leggendario episodio accaduto ai tempi dei
Longobardi, quando al re Alboino, che stava assediando la città di Pavia, venne
offerto un pane arricchito con uova a forma di Colomba. Ma il dolce di Pasqua
come lo conosciamo oggi è stato un’invenzione industriale della fine degli anni
Trenta del secolo scorso, quando Angelo Motta, industriale del Panettone, decise
di confezionare un dolce di produzione simile al Panettone, così da poter
ampliare il periodo di produzione della sua fabbrica. Lanciò poi questo nuovo
prodotto con una autentica campagna con manifesti pubblicitari.
IMPARIAMO A GUSTARLA CON TUTTI I SENSI!
Concludiamo il nostro viaggio, dandovi qualche suggerimento per gustare la
colomba… con tutti i sensi! Buona degustazione!
Una glassa perfetta
La glassa della Colomba si mostra uniforme e senza bruciature, liscia, con le
mandorle intere e la granella di zucchero distribuite in modo regolare.
La lievitazione ampia
L’impasto della Colomba riempie bene il pirottino di carta, con il massimo
sviluppo al centro. La fetta mostra un’alveolatura regolare, con cavità
piccole.
Un profumo delicato
Il profumo, delicato e mai pungente, ricorda appena le uova e il burro.
La consistenza e il sapore
Al palato la pasta è soffice, non gommosa. E all’assaggio emerge il sapore
del burro, ma intensi protagonisti sono i canditi, la glassa e le
mandorle.
Comments are closed.