Alla scoperta del Chianti Classico
Appunti, confronti, assaggi, degustazioni mirate, perché il vino richiede tempo e pazienza. La critica internazionale si è riunita nei giorni scorsi a Firenze alla Chianti Classico Collection, l’anteprima delle annate 2014-2013, Gran Selezione 2012 e Riserva, uno dei vini di riferimento nel panorama enologico italiano.
Non tutto il vino prodotto in Chianti è Chianti Classico. Per avere diritto a questa denominazione infatti, infatti, non basta la provenienza da un determinato territorio.
Bisogna infatti rispettare tutte le regole previste dal disciplinare di produzione, che stabiliscono le condizioni e i requisiti necessari perchè un vino possa fregiare della D.O.C.G. Chianti Classico.
Altro requisito fondamentale riguarda la base ampelografica, ovvero i tipi di uva che possono concorrere alla realizzazione di un vino, che prevede una percentuale minima dell’80% di Sangiovese, il vitigno a bacca rossa tipico della zona.
Insieme al Sangiovese possono essere presenti, in una percentuale massima del 20%, altri vitigni a bacca rossa tra quelli autoctoni, come il Canaiolo e il Colorino, e quelli “internazionali”, come il Cabernet Sauvignon e il Merlot, raccomandati e/o autorizzati nella zona di produzione.
Tra le principali caratteristiche organolettiche indicate dal disciplinare, troviamo il colore rubino.
Nel 2014 le vendite complessive sono salite di oltre il 5% merito di un’ulteriore crescita dell’esportazione che ha toccato quota 82% dell’intero prodotto e adesso con la debolezza dell’euro rispetto al dollaro, nel 2015, potrebbe essere record.
Il mercato primario è quello degli Stati Uniti, ormai consolidato, e dell’Italia. Nel 2014 c’è stata una buona ripresa della Germania, che è diventato il secondo mercato estero di sbocco, seguito da vicino dal Canada.
Centinaia di soci per quello che, nel mondo del vino, può essere considerato un modello, un vero e proprio distretto, con un fatturato stimato di oltre 600 milioni di euro ed un valore di produzione vinicola imbottigliata di circa 360 milioni, un’industria che mantiene il territorio e crea benessere in una delle zone più belle e importanti del nostro Paese.
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