Oltre 130 film, tra anteprime italiane ed eventi speciali, concorsi internazionali e sezioni tematiche, per indagare e incontrare la realtà oltre i confini, l’immaginario apolide di un mondo in fermento, in cerca di presente e futuro, per ricostruire il recente passato degli anni Novanta nei Paesi balcanici.
Appuntamento con il 36. Trieste Film Festival dal 16 al 24 gennaio: diretto da Nicoletta Romeo, il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori da scoprire, con i nomi più interessanti del cinema europeo.
Il festival si terrà a Trieste nelle sedi del Politeama Rossetti, del Teatro Miela e del Cinema Ambasciatori. Tre le sezioni competitive con i concorsi internazionali per lungometraggi, cortometraggi e documentari.
Doppia inaugurazione per il festival: prima serata con l’ultimo film di Peter Kerekes, affezionato autore slovacco-ungherese che ha visto tutti i suoi film presentati al Trieste Film Festival, “Wishing on a star” (che ha esordito alla Mostra di Venezia), storia dall’Italia ai più lontani lidi del mondo lungo il lavoro dell’astrologa napoletana Luciana.
Di seguito – nell’apertura del Politeama Rossetti (20 gennaio) – l’anteprima italiana de “Lo Spartito della Vita” (Sterben) di Matthias Glasner, comedy-drama tedesca presentata alla Berlinale, ironica e graffiante, sul rapporto tra affetti e morte in una famiglia disfunzionale eppure ancora viva. Quest’ultimo sarà introdotto in sala dalla proiezione del film muto, il corto del 1921 “The Perl of the Ruins” di Giovanni Vitrotti, accompagnato da una performance live con il pianoforte a cura di Andrej Goričar.
Rapporti familiari e ricerca di nuove possibilità sono al centro anche dell’evento di chiusura, con la prima nazionale di “Crossing” di Levan Akin, viaggio dalla Georgia alla Turchia, incontro inaspettato con il mondo queer.
Tra le novità, nasce quest’anno la sezione Visioni Queer, curata da Giuseppe Gariazzo, per seguire lotte e diritti (ancora) negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici,
Ancora, la sezione Wild Roses è dedicata quest’anno alle cineaste della Serbia contemporanea, curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno; la retrospettiva sul 1945 “La guerra è finita?” a cura di Francesco Pitassio riflette sul lascito e l’eredità del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine.
Come di consueto, torna anche il Premio Corso Salani, i film del TSFF dei Piccoli, e un programma ricco di eventi collaterali in tutta la città.