Lo champagne Charles Heidsieck raccontato durante una serata degustazione

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‘Una sera d’estate a Milano, nell’intima cornice del ristorante Cavoli a Merenda, Philarmonica ha invitato dieci blogger a sedersi a tavola e tra sfiziose portate degustare tutta la magia dello champagne per eccellenza: il sublime Charles Heidsieck’.

Con questa introduzione, ci sono stati inviati i momenti salienti della cena organizzata ieri sera, da Philarmonica, una realtà di riferimento a livello nazionale, che si occupa di offrire una gamma di prodotti, selezionata tra i brand più rinomati delle specifiche categorie, in questo caso lo champagne Charles Heidsieck.

Ed introduzione non fu mai così esatta. La serata è stata davvero perfetta e quindi desidero condividerla con voi, visto che ho avuto il piacere di essere uno dei dieci blogger invitati.


Partiamo dalla location. Ad ospitarci è stato il ristorante Cavoli a Merenda. Dire ristorante è un po’ fuorviante, perché in realtà è una elegante dimora in un palazzo storico di corso Magenta a Milano, con uno splendida terrazza, che fa ristorazione e caffetteria e che organizza eventi, come nel nostro caso, quindi eravamo gli unici clienti.

Ad attenderci in terrazza, Marco Chiesa, brand ambassador del celebre champagne, che insieme all’aperitivo, fiori di zucchina con altre verdure in una leggera frittura e sfogliettine alle olive, ci accoglie con un bicchiere di champagne Charles Heidsieck Brut Réserve.

Con lo champagne veniamo invitati a fare un gioco: chiudere gli occhi ed immaginare dove l’aroma che stavamo assaporando ci trasportava. Il gusto fresco e satinato, mi ha trasportato in una giornata ventilata di sole, su una collina, mentre osservo il mare ed il cielo terso. Non poteva esserci inizio migliore.

Dalla terrazza la serata si è spostata alla sala da pranzo, elegantemente preparata e perfettamente in contesto con la nostra serata. In attesa che ci servissero, Marco ci racconta la storia dello champagne, dalla sua nascita in modo non convenzionale, alle mille traversie che ha dovuto affrontare, fino a diventare ‘bevanda ufficiale dei francesi’ e vino ambito sulle tavole degli altri Paesi.

La sua nascita si deve a due personaggi che non amavano le bollicine: Pierre Perignon e Luigi XIV. Fino al 700 si producevano solo vini fermi nella zona dello champagne, ma i viticoltori avevano un problema: appena arrivava la luna nuova di marzo, i vini cominciavano a fermentare.

Don Perignon fu il primo non volere chimica nel vino, a curare l’uva, seguirne la coltivazione, la potatura, a mescolare le uve ed a cercare il modo di togliere le bollicine. Il Re Sole ebbe il pregio di berlo, anche se preferiva i vini fermi, e soprattutto di donare delle terre per la coltivazione.

Fu il nipote, che amava i vini frizzanti, Luigi XV che una volta ereditato il trono, iniziò grazie alle sue celebri feste, il successo dello champagne tra la nobiltà. Un successo destinato a breve vita visto che dietro l’angolo c’era la rivoluzione francese.

Da qui un alternarsi di vicissitudini e di personaggi che ne hanno fatto la fortuna o decretato l’insuccesso: Napoleone, la grande carestia, la guerra civile, il proibizionismo, solo per citarne alcune.

Arriva intanto una melanzana di parmigiana e zucchine, seguita da paccheri con datterini, taggiasche e ricotta salata, entrambi i piatti accomunati dal pomodoro, usato in quantità modesta per non alterare il gusto dello champagne a cui erano abbinati, un Charles Heidsieck Brut Vintage 2000 giocato in sottrazione ed eleganza.

Dopo una pausa in cui il nostro anfitrione prosegue a raccontarci la fine della storia dello champagne, arriva la terza proposta. Questa volta ci viene servito un Charles Heidsieck Blanc dés Millénaires 1995 abbinato ad un rösti con patate, fontina e tartufo.

Devo dire che è stato un crescendo di gusto ed emozioni, ma per questo champagne ho decisamente perso la testa. Io l’ho trovato straordinario, con una profondità data dai decenni, ed una freschezza che coesistono perfettamente.

Il nostro champagne nasce nel 1822 da Charles, nipote di un altro celebre produttore, che decide di mettersi in proprio. Essendo però il mercato già coperto dalle altre case, decide nel 1854 di farlo conoscere in America, dove si reca in prima persona, presentandolo direttamente e diventando una celebrità, tanto che lo champagne per gli americani è Charles.

Purtroppo arriva la guerra civile che impedisce i pagamenti e dopo mille vicissitudini negative, il nostro protagonista viene ricompensato con terre a Denver, che successivamente diverranno ambite per la corsa all’oro. 

Sarà durante il proibizionismo, che il figlio di Charles ritenterà di conquistare l’America, tornandoci e diventando uno dei più bravi contrabbandieri. Trattava con tre fratelli canadesi coi quali, finito il proibizionismo, fonda la Sigram, la più grande compagnia di distillazione al mondo.

Così il giovane Charles riesce a vendere champagne in America e l’azienda rimane in mano alla famiglia e cresce. Negli anni intorno al 1960 ritorna qualche crisi che porta gli antichi parenti a riacquistarla ed a assumere Daniel Tobor, giovane enologo di belle speranze. Nel 1985 viene acquistata da gruppo Remy Cointreau che incarica Tobor di produrre tantissimo vino.

Per fare un’ottimo champagne servono infatti grandi quantità di vino, Tobor quindi ne fa grandi riserve, ne mette via molto e fa grandi millesimati, e soprattutto nell”85 ne fa uno che chiama champagne Charlie, oltre che a lavorare sui brut.

E dalla teoria alla pratica, eccolo apparire sulla nostra tavola. Cambio di bicchiere, lo champagne Charlie viene servito col suo color paglierino. Questo vino ha passato 15 anni in bottiglia e 14 sui lieviti, un prodotto non facilissimo, ma che ha tutta la caratteristica degli champagne Charles Heidsieck.

Poche bottiglie rimaste, alcune in vendita, che rievocano la vita avventurosa di Charles, un insieme di aromi di frutta, di marmellata, di sottobosco, ma anche di freschezza, il tutto abbinato al gusto speziato del pane allo zenzero con miele di acacia.

Il finale è in discesa con un Brut Réserve che rinfresca il palato, così come il sorbetto al the verde a cui è abbinato.

Visto che Marco ci tiene a sottolineare, che lo champagne è l’espressione di chi lo fa, e che ognuno ha un suo stile, mi viene spontaneo chiedergli, come definirebbe lo stile di Chales Heidsieck e la sua risposta è: goloso, gourmant, avvolgente, pieno. Ed io non potrei che essere più d’accordo.























































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