Si sta diffondendo sulle tavole la cattiva abitudine di cucinare specie protette

Si sta diffondendo sulle tavole la cattiva abitudine di cucinare specie protette

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Caro, cosa ti cucino questa sera per cena? Uno scorpioncino croccante, un verme tostato, un calabrone bollito, un grillo glassato saltato in padella, o ti faccio una fettina di delfino ai ferri? 

Se non fosse tutto vero, se cioè il menù appena elencato non fosse davvero una varietà di cibo realmente cucinato in parecchi ristoranti alla moda in tutta europa, Italia compresa, si potrebbe pensare di essere noi stessi protagonisti di un cartone animato o qualcos’altro di molto fantasioso. 
Invece è tutto reale e anche molto serio, tanto da essersi trasformato in una querelle giudiziaria. Animali inseriti nella lista di esemplari da proteggere finiscono sempre più spesso nelle cucine di ristoranti italiani considerati di lusso. 
Un business illegale, scoperto dalla guardia forestale che si occupa della tutela delle specie protette: come delfini, ricci di bosco, pettirossi del triveneto. addirittura scoiattoli serviti a prezzi esorbitanti, accanto a contorni tradizionali come patate, polenta e carciofi
Superfluo precisare che i poveri animali, cacciati piuttosto che pescati clandestinamente, vengono torturati prima di essere serviti.
Un esempio? I ricci di bosco vengono bolliti vivi prima del letargo, per mantenere la carne più grassa e tenera e un destino crudelissimo tocca anche ai pettirossi per non parlare dei delfini.
Cibo alternativo? Ognuno lo chiami come più gli piace, ma una bel piatto della cucina italiana che rispetti animali e tradizioni non sara’ poi alla fine il più buono che ci sia?

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